Nonostante il suo contributo negli anni ’50, epoca d’oro del jazz francese, il chitarrista Jean-Pierre Sasson (1918-1999) è oggi purtroppo largamente dimenticato. Inizialmente attirato dalla personalità di Django Reinhardt, sviluppò poi uno stile più vicino a Teddy Bunn e Al Casey, imparando a interpretare il blues con spirito autentico. Trasferitosi a Londra con l’avvicinarsi del conflitto mondiale, si inserì nella scena jazz britannica fino all’arruolamento. Rientrato in Francia dopo la guerra, sentì le influenze della chitarra elettrificata di Charlie Christian e della concezione di ritmo e armonia di Jimmy Raney e Tal Farlow, ma si distaccò gradualmente da questi stimoli per tracciare un proprio percorso. Come jazzista era egualmente flessibile e incisivo, capace di uno swing agile e spontaneo. In questa uscita esegue tra il ’46 e il ’56 standard e brani originali, con una varietà di tempi e atmosfere. Un meritato tributo, che testimonia la sua abilità e l’evolversi del suo stile nei vari ensemble.