Con all’attivo più di venti album per BMC negli ultimi venticinque anni, il chitarrista Gábor Gadó ha inciso con svariate formazioni e aveva già collaborato in duo con Laurent Blondiau (tromba) e János Ávéd (sax tenore e soprano, flauto). Il sestetto nasce con l’intento di proseguire la tradizione del vocal jazz e nessuno è più adatto allo scopo della vocalist ungherese Veronika Harcsa, una star in patria e un nome noto anche all’estero. Completano la formazione Éva Csermák al violino e Tamás Zétényi al violoncello. “Shekhinah” però non è interessante solo per le figure di Gadó e Harcsa in sé, ma anche per il fatto che i due scelgono qui di esplorare il dialogo tra la musica classica contemporanea e il jazz per cui sono indubbiamente più conosciuti, polverizzando le (supposte) convenzioni dei due generi. Così anche i musicisti sono stati scelti attingendo all’universo jazz (Blondiau e Ávéd) e a quello della classica (Zétényi e Csermák). I brani fondono in sonorità cristalline tradizioni infrante e strumenti moderni, adottando una prospettiva che intreccia in trame coese ed eclettiche il mistico e l’etereo.